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La vita Italiana nel Risorgimento (1849-1861), parte I

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La vita Italiana nel Risorgimento (1849-1861), parte I / Quarta serie – Storia

FEDERAZIONE E UNITГЂ

CONFERENZA

DI

ERNESTO MASI

Il 18 febbraio 1861 s'adunò per la prima volta in Torino il Parlamento dell'Italia – «libera ed unita quasi tutta,» – come disse con voce sonora Vittorio Emanuele, e sento ancora nell'orecchio e nel cuore quelle parole e lo scoppio di grida entusiastiche, con cui furono accolte.

Pochi giorni dopo, il 17 marzo 1861, fu promulgata una legge d'un solo articolo: В«Il re Vittorio Emanuele II assume per sГЁ e suoi successori il titolo di Re d'ItaliaВ».

Nel presentarne il progetto ai deputati, il Conte di Cavour scriveva nella relazione, che lo precede: В«un gran fatto s'ГЁ compiuto; una nuova ГЁra incomincia!В»

E il relatore parlamentare, Giambattista Giorgini: В«ci sono delle oasi nei deserti della storia, diceva, ci sono nella vita delle nazioni dei momenti solenni, che potrebbero chiamarsi la poesia della storia; momenti di trionfo e d'ebbrezza, nei quali l'anima, assorta nel presente, si chiude ai rammarichi del passato, come alle preoccupazioni dell'avvenire.

«Rendiamoci una volta giustizia! Quanti sediamo su questi scanni, tutti abbiamo diversamente lavorato per la medesima causa; tutti abbiamo portato la nostra pietra al grande edifìzio, sotto il quale riposeranno le future generazioni. Qui i volontari di Calatafimi potrebbero mostrarci sul petto le gloriose cicatrici; qui i prigionieri di Sant'Elmo, intorno ai polsi, il callo delle pesanti catene; qui colla canizie, colle rughe precoci, oratori, scrittori, apostoli di quella fede, che fece i soldati ed i martiri; qui i generali, che vinsero le nostre battaglie, qui gli uomini di Stato, che governarono le nostre politiche: di qui parta unanime dunque (un) grido d'entusiasmo; qui finalmente l'aspettata fra le nazioni si levi e dica: Io sono l'Italia!»

Enfasi magniloquente, che però era allora di stagione (adesso par di leggere una delle Epistole famigliari, varie o senili del Petrarca); enfasi, che allora altresì, cosa insolita, era perfettamente esatta: il fatto grande e nuovissimo nella nostra storia, il sentimento di gioia suprema, che suscitava in tutti, dal re all'ultimo popolano, la presenza di tutti i principali uomini, che in tanti modi diversi vi avevano cooperato. V'erano tutti in realtà. Non mancavano che Garibaldi e Mazzini… Peccato!

Volle sottolineare tale mancanza il Brofferio, vecchio avversario del Conte di Cavour, accusandolo d'avere con questa legge usurpata un'iniziativa, che spettava tutta invece alla rappresentanza popolare. Il Cavour sentì il colpo e fieramente lo parò. «Tutti gli Italiani,» rispose, «hanno avuto parte nel gran dramma del nostro risorgimento, ma mi sia pur lecito dirlo e proclamarlo con profonda convinzione; negli ultimi avvenimenti l'iniziativa fu presa dal governo del Re… Fu il governo, che prese l'iniziativa della campagna di Crimea; fu il governo del Re, che prese l'iniziativa di proclamare il diritto d'Italia nel Congresso di Parigi; fu il governo del Re, che prese l'iniziativa dei grandi atti del 1859, in virtù dei quali l'Italia s'è costituita». Perciò, concludeva con altre parole, anche l'iniziativa di proclamare l'unità nazionale spetta al governo del Re.

E perchГЁ no? Si millantava forse il Conte di Cavour? Senza quelle iniziative, tutte sue (e notate che tacque della campagna delle Marche e dell'Umbria) l'impresa di Garibaldi in Sicilia e Napoli sarebbe essa stata mai neppure possibile? Dell'unitГ  nazionale non v'ha dubbio, il piГ№ antico e perseverante apostolo era stato il Mazzini, e quindi era egli pure un grande coefficente di ciГІ che ora accadeva, ma chi avrebbe potuto sul serio, nell'ordine dei fatti, paragonare l'opera del Conte di Cavour coi tentativi del Mazzini dal 1833 insino allora?

Se non che il partito radicale e ultra-democratico, di cui in quel momento si facea interprete il Brofferio, avea sempre capito così poco il Conte di Cavour da parergli la maggiore accusa,