La vita Italiana nel Risorgimento (1846-1849), parte II
Various
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La vita Italiana nel Risorgimento (1846-1849), parte II / Terza serie – Storia
A SEDICI ANNI SULLE BARRICATE DI MILANO
CONFERENZA
DI
PAOLO MANTEGAZZA
Se volete darmi la mano, rimonteremo insieme la corrente del tempo, che mai non posa, e ci fermeremo lГ dove il calendario ci dice, che siam giunti al 18 marzo dell'anno 1848.
Giunti lГ avremo fatto un viaggio di 51 anni, poco pili di mezzo secolo. Pochi di voi erano vivi allora, pochissimi eran giГ fanciulli o giovinetti. Io sono fra quei pochissimi, e non vorrete accusarmi di vanitГ se ho voluto quest'oggi parlarvi di ricordi miei. Se quei ricordi son miei, appartengono perГІ alla storia della nostra Italia e in parte ancora alla storia di tutta l'Europa.
A quel passato remoto voi non siete giunti, fortunatamente per voi, che colla guida del libro stampato o della tradizione parlata. Io invece vi giungo sulle ali della mia memoria, memoria che, ricordando, ama e sospira.
Il ricordare il passato, l'evocarlo dalle nebbie del tramonto, per farlo piГ№ vicino a noi, ГЁ uno dei piГ№ cari bisogni dell'anima umana. E se vi fu un solo GiosuГЁ, che per assicurar la vittoria del suo esercito fermГІ il sole per qualche ora; noi tutti, figli di donna, cento e mille volte fermiamo il tempo, dicendogli: prima di disperderti nell'infinito dell'oblio che tutto seppellisce e consuma, fermati e lasciati guardare e amare. Lascia che i miei occhi ti contemplino, che le mie mani ti accarezzino.
Il presente è l'ombra d'un sogno e quando voglio fermarlo, è già divenuto un passato. – L'avvenire è lontano, è oscuro. O passato, che fosti veramente mio, o passato che io ho vissuto con tanti altri, oggi morti, rallenta la tua fuga all'indietro che tutto ingoia; fermati ancora, prima che anche la memoria che ti fa vivo, si sommerga con me e mi faccia raggiungere i miei morti.
Il passato ГЁ il fascino dei fascini, appunto perchГЁ ci dГ una sete, che non si appaga mai e perchГЁ come tutte le forme dell'infinito e dell'impalpabile, non ci sazia mai, deliziandoci sempre.
CiГІ che proviamo, fissando lo sguardo nel passato, non ГЁ gioia e non ГЁ dolore, ma ГЁ malinconia; ГЁ, come lo disse Victor Hugo, В«un crГ©puscule, dans le quel le souffrance s'y fond dans une sombre joie; aggiungendo poi sublimemente: la mГ©lancolie c'est le boneheur d'ГЁtre triste.В» E con meno parole e genio eguale cantГІ lo Shelley:
Sweet though in sadness.
E se voi che mi ascoltate avete ancora tutti i vostri capelli neri e non siete disposti a fare con tue un viaggio nelle nebbie della malinconia; se invece avete il pessimismo di moda del presente, vi consolerete, vedendo quanta strada si sia percorsa in questi 50 anni, che ci separano dal 18 marzo 1848.
Io non sono ancora decrepito: eppure io ho viaggiato nel primo treno di ferrovia nel 38, ho conosciuti i fiammiferi ad immersione, e ho veduto la prima lampada a gas. E questo per il progresso materiale. Quanto al politico e al civile basti una citazione sola.
S'aveva in famiglia una villetta a Cannero sul Lago Maggiore e si viveva a Milano. Or bene. Cannero era sulla costa piemontese e si doveva chiedere il passaporto al Governo austriaco, e ci volevano almeno 15 giorni e la mamma doveva presentare il consenso del marito in carta bollata!
Ma io non vi ho invitato a fare della filosofia o a cantarvi un inno alla malinconia, soggetto caro che mi occupa da un anno e che, Dio volendo, si trasformerГ in un libro. Torniamo dunque sulle barricate di Milano.
Chi ha fatto le cinque giornate?
Tutti e nessuno.
Le rivoluzioni son come la febbre. Quando i primi brividi accapponano la pelle e ci fanno battere i denti, quando poco dopo il sangue si accende e il termometro ci dice inesorabilmente: tu hai la febbre; il volgo non vede che lei e crede che il male, che pure ci porterГ alla tomba, ГЁ piombato su di noi, come un fulmine a ciel sereno. E invece la febbre ГЁ l'ultima scena di un dramma preparato da lungo tempo dietro le quinte. Abbiamo respirato un'aria infetta, dove si annidav